
Cos’è la colposcopia?
La colposcopia è una procedura diagnostica semplice e indolore che consente l’osservazione dettagliata ad alto ingrandimento della porzione intravaginale del collo dell’utero (cervice) attraverso uno strumento chiamato colposcopio. È una tecnica ambulatoriale della durata di 10-15 minuti.
Viene usata per lo screening di secondo livello del carcinoma cervicale in alcune condizioni a rischio, come nel caso di pap-test anomali o nelle infezioni da HPV (papillomavirus).
Attraverso la colposcopia è possibile individuare delle aree mucose a rischio degenerativo-oncologico che possono essere bioptizzate.
Perché fare una colposcopia?
Per evidenziare lesioni precancerose non altrimenti diagnosticabili ad occhio nudo. Perciò si impiega un microscopio binoculare che consente l’ingrandimento del campo visivo da 2 a 40 volte, chiamato colposcopio. “Un ginecologo che non usa il colposcopio è come un astronomo che guarda le stelle ad occhio nudo” (Olson AW & Nichols EE, 1961).
Col colposcopio è possibile effettuare fotografie utili per i controlli successivi e per la refertazione del caso.
Quando è necessario fare una colposcopia?
- In presenza di ASCUS (cellule squamose atipiche dal significato indeterminato) cioè cellule anomale (non cancerose);
- se si risulta positivi all’HPV;
- se si è portatori di una lesione del collo dell’utero come un ectropion sanguinante;
- in presenza di un polipo del canale cervicale;
- per il follow-up di pazienti con pregressa chirurgia del basso tratto cervicale.
Come si effettua una colposcopia?
La donna viene fatta accomodare sulla poltrona ginecologica e il ginecologo posiziona lo speculum vaginale per mettere in luce la portio uterina che viene detersa con un batuffolo di garza imbevuto di soluzione fisiologica. Successivamente si procede all’applicazione di due reagenti, l’acido acetico al 3-5% prima ed una soluzione iodo-iodurata (liquido di Lugol) poi. Il primo rimuove il muco cervicale, produce vasocostrizione locale e, per circa un minuto, determina il rigonfiamento dell’epitelio colonnare, ma anche di quello atipico, che si presenta biancastro, in contrasto con la mucosa rosea normale che deve il suo colorito al letto capillare sottostante; non riesce a penetrare nell’epitelio squamocellulare ben differenziato, mentre penetra nelle cellule metaplastiche, displastiche ed anaplastiche, coagulando le proteine dei nuclei di maggiori dimensioni e determinando il colorito biancastro dell’epitelio; l’applicazione della soluzione a base di iodio configura il cosiddetto test di Schiller. In condizioni normali la cervice assume il colorito marrone, mentre in presenze di alterazioni si vedranno facilmente delle aree iodonegative.
Quando una colposcopia può ritenersi soddisfacente?
Quando consente la visualizzazione della giunzione squamo-colonnare (GSC) cioè di quella linea, situata idealmente a livello dell’OUE (orificio uterino esterno), che divide l’epitelio cilindrico di tipo ghiandolare del canale cervicale dall’epitelio squamoso cervico-vaginale.
Quando eseguire una colposcopia?
La colposcopia va eseguita in assenza delle mestruazioni, e quindi, in qualsiasi giorno del ciclo. Non devono essere presenti neanche dei sanguinamenti anomali in quanto potrebbero oscurare un’idonea visualizzazione della porzio uterina. È consigliabile astenersi dai rapporti sessuali e non introdurre ovuli o creme a scopo terapeutico nelle 48 ore che precedono l’esame colposcopico. È possibile effettuare la colposcopia anche in gravidanza.

Note di anatomia e istologia della cervice uterina
La portio uterina è rivestita, come anche la vagina, da un epitelio pavimentoso pluristratificato (o squamoso) non cheratinizzato e privo di ghiandole. L’endocervice, invece, è rivestita da un epitelio semplice monostratificato cilindrico (o colonnare) costituito da cellule ciliate e da cellule secernenti muco, con presenza di ghiandole. Quest’ultima architettura rende l’epitelio cervicale più simile a quello endometriale. A seguito di una noxa esterna, come le infezioni o i microtraumatismi, può determinarsi un processo infiammatorio locale che danneggia la giunzione squamo cellulare distruggendo l’epitelio originario, che viene rimpiazzato da un altro rivestimento di tipo riparativo o metaplastico, creando un’area chiamata zona di trasformazione. È proprio dalla zona di trasformazione che possono originarsi le neoplasie della cervice uterina, per cui in questa area viene effettuato il prelievo citologico per il pap-test.

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