Effetti dell'idrosalpinge sui mancati impianti embrionali

Il fattore tubarico rappresenta una delle più insidiose cause di sterilità femminile, essendo stato riscontrato nel 9% delle coppie trattate in Italia. Possono determinare un danno tubarico permanente: la malattia infiammatoria pelvica (PID), condizione patologica causata generalmente da un’infezione da Chlamydia o da Neisseria, l’endometriosi pelvica, ma anche gli esiti di un pregresso intervento chirurgico, come la rimozione di una gravidanza extrauterina. Tale danno può essere costituito da una ostruzione, prossimale o distale, oppure dalla presenza di aderenze perisalpingee ed, infine, dall’idrosalpinge o sactosalpinge.

L’idrosalpinge è caratterizzata da un accumulo di fluido all’interno della tuba di Falloppio, che ne risulta abnormemente dilatata, assumendo un aspetto sacciforme. Questa patologia rappresenta la principale causa di sterilità tubarica ed inoltre, riduce i tassi di gravidanza ed aumenta l’abortività nelle donne che si sottopongono a un ciclo di fecondazione assistita. La diagnosi di sactosalpinge può essere posta attraverso l’isterosalpingografia, la laparoscopia o semplicemente attraverso un’ecografia transvaginale.

Lo scopo di questa review è quello di verificare gli effetti dell’idrosalpinge sulla fecondazione in vitro. Abbiamo perciò esaminato gli studi pubblicati su PubMed, Ovid MEDLINE, and Google Scholar che avevano come oggetto questa patologia e gli esiti della riproduzione assistita. Ne è risultato che l’idrosalpinge avrebbe un effetto tossico diretto sulla motilità spermatica e sugli embrioni, mentre, il fluido tubarico, gocciolando nella cavità uterina ostacolerebbe l’impianto embrionale.

Infine, nelle donne affette da sactosalpinge è spesso presente  un’alterata espressione dell’HOXA-10, una proteina che giuoca un ruolo essenziale nei meccanismi d’impianto embrionale. La salpingectomia ripristina, invece, una sua normale espressione e quindi, i tassi d’impianto senza ridurre significativamente la riserva ovarica.

 

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