Celiachia e menopausa

 

Lo sapevi che le donne affette da celiachia hanno maggiori probabilità di andare incontro ad una menopausa precoce?

 

La celiachia, o morbo celiaco, o sprue celiaca è comunemente classificata tra le sindromi da malassorbimento, causata da una flogosi atrofico degenerativa dei villi intestinali che compromette l’assorbimento di sostanze, princìpi essenziali, minerali e vitamine.
Ne distinguiamo una forma infantile, che si presenta dopo lo svezzamento, quando si passa dalla dieta lattea a quella mista, e una varietà dell’adulto, che insorge prevalentemente nella seconda o terza decade d’età, anche a seguito di una gravidanza o di un evento traumatico.

Secondo il trattato italiano di patologia medica, la sua incidenza è dello 0,03 %, ma, secondo la recente letteratura, risulta molto più elevata tra i familiari dei pazienti, arrivando al 16 % nei fratelli e al 10-12 % nei genitori e nei figli. Pertanto, nonostante la malattia non abbia una trasmissione genetica mendeliana, è acclarata una familiarità trasmessa attraverso un meccanismo poligenico o multifattoriale.

La celiachia è dovuta a un’intolleranza permanente alla gliadina, una proteina contenuta nel glutine, che è presente negli alimenti derivati dai cereali (grano, avena, orzo, segale e farro), ma anche nei prodotti di uso comune come farmaci, integratori e burro di cacao. Quando le persone affette da celiachia assumono alimenti o usano prodotti che contengono glutine o che ne vengono contaminati, il loro sistema immunitario reagisce danneggiando o distruggendo i villi intestinali.
L’intolleranza al glutine, quindi, causa gravi lesioni alla mucosa dell’intestino tenue, che possono regredire soltanto eliminando questa proteina dalla dieta ed escludendone qualsiasi contaminazione specifica. Non esistendo alcuna terapia specifica, la reversibilità della patologia è, perciò, assolutamente legata al regime alimentare. Un soggetto celiaco, insomma, rimarrà tale per tutta la sua vita.
Secondo diverse fonti medico-scientifiche, oggi la celiachia è in continuo aumento: non è ben chiaro se nascano più celiaci o se siano poste più diagnosi per l’affinamento delle tecniche diagnostiche e per una maggiore attenzione dei medici. I sintomi del morbo celiaco, infatti, sono molto generici e spaziano dal pallore – per l’anemia spesso presente – alla diarrea, dal calo ponderale all’astenia, dal gonfiore e dal dolore addominale al vomito. Possono essere presenti, inoltre, facile irritabilità, astenia, affaticamento, depressione ed ansia, come anche dermatiti erpetiformi o presenza di papule sulle superfici estensorie degli arti. Nelle donne, in particolare, questa malattia può determinare fastidiose ed insidiose implicazioni ginecologiche.

Nel nostro Paese l’incidenza della sprue, sia nei bambini che negli adulti, è stimata intorno all’1 % per cui, se si considera la popolazione italiana, ne deriva che il numero potenziale dei celiaci si attesta intorno a 600.000 persone, contro i circa 122.000 casi effettivamente diagnosticati e censiti. Va evidenziato, inoltre, come ogni anno siano poste 5.000 nuove diagnosi e nascano 2.800 nuovi soggetti celiaci, con un incremento annuo di circa il 9%.
Un’attenzione particolare andrebbe posta alla presenza anche di minime tracce di glutine in alcuni farmaci assumibili per via orale, nei loro eccipienti, nella composizione degli involucri delle capsule, nel rivestimento di determinate compresse, negli sciroppi e nei fermenti lattici. In Italia, infatti, non esiste ancora una legislazione efficiente che protegga i cittadini affetti da celiachia dall’assunzione involontaria di gliadina, anche in quantità infinitesimali, attraverso i farmaci.

Nelle donne celiache possono manifestarsi singolari affezioni ginecologiche che interferiscono con la loro capacità riproduttiva come l’interruzione del flusso mestruale (amenorrea), la menopausa precoce, l’infertilità, l’abortività ricorrente e la restrizione della crescita del feto in utero. È perciò necessaria una diagnosi precoce della celiachia, al fine di evitare le complicanze ostetrico/ginecologiche e iniziare una dieta che escluda tassativamente il glutine.

Pertanto, nelle donne che riferiscono i sintomi intestinali su descritti associati ad infertilità, abortività ricorrente o a una scarsa riserva ovarica in relazione all’età, sarebbe opportuno effettuare i test di screening della celiachia.

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